Anche le piante soffrono?

"Ma anche le verdure soffrono!"

Quest'affermazione e altre similari sottintendono dire con buona sostanza come sia inutile diventare vegetariani, in quanto le piante soffrono esattamente come gli animali e che quindi sia un controsenso smettere di mangiare carne per non far del male agli animali, se tanto poi si fa del male alle piante. Anzi i vegetariani uccidono molte più vegetali degli onnivori sostituendoli alla carne...
A parte il fatto che se a Caio fa male un piede non significa che dobbiamo per forza tirare una martellata anche ad un alluce di Sempronio, ossia il fatto che le piante soffrano non dovrebbe giustificare il continuare ad uccidere gli animali e far sentire con la coscienza a posto; frasi di questo genere hanno la forza più o meno del "tanto lo fanno tutti", ma ad ogni modo veniamo al punto: le piante soffrono?

In teoria ogni cosa in natura ha una funzione, quindi anche il dolore, ed il dolore serve per allarmare il soggetto che lo prova di un danno che sta subendo il suo l'organismo per far sì che si allontani o quanto meno provi ad allontanarsi tempestivamente dalla fonte del dolore o prenda qualche altro tipo di provvedimento: togliere la mano dal fuoco, scappare da un predatore, vomitare qualcosa che ha mangiato e gli ha fatto male, prendere un'aspirina, etc.
Per le piante è diverso, non possono scappare o reagire tempestivamente quando subiscono un danno: non possono scappare di fronte al fuoco o di fronte a un uomo con la motosega. Tuttavia hanno una capacità di rigenerazione migliore e ovviamente tagliare un ramo ad una pianta non apporta lo stesso danno che tagliare il braccio a un uomo, che senza cure di sorta può facilmente morire dissanguato.
Inoltre le piante non hanno un sistema nervoso centrale per elaborare gli stimoli elettrici e quindi anche il dolore, perciò quasi sicuramente le piante non soffrono come gli animali.

Ma va anche detto che il fatto che non soffrano nello stesso modo degli animali non significa che non soffrano affatto: se non ricordo male in qualche documentario ho sentito che alcuni tipi di piante sono in grado di inviare segnali chimici tra di loro per avvertirsi di un pericolo, come quello rappresentato ad esempio dagli insetti parassiti, o addirittura che la musica classica fa emettere loro delle molecole "di felicità". O anche solo stando all'esperienza di chi ha il pollice verde potrete forse sentirvi dire che le piante crescono meglio se gli si parla. Ad ogni modo non credo che una pianta estirpata dal terreno o segata a metà provi uno stato di benessere...

Ma che le piante soffrano o meno, il punto è questo: se per quanto concerne i vegetali abbiamo ancora dei dubbi, per quanto riguarda gli animali non ce ne sono: soffrono esattamente come noi e provano sentimenti.

Se poi l'affermazione iniziale è posta non come una provocazione, ma con serietà, allora vorrei evidenziare che per allevare un animale erbivoro delle dimensioni di un bovino vengono estirpati miliardi di fili d'erba o milioni di spighe di cereali (a seconda del tipo di alimentazione loro imposta).. quindi è assurdo pensare che un vegetariano uccida più vegetali di una mucca. Poi faccio fatica a credere che chi non si preoccupa di mangiare un manzo si preoccupi veramente di non nuocere a un sedano...
Ma in tal caso si può scegliere di diventare non solo vegetariani o vegani, ma addirittura fruttariani o adottare certi accorgimenti dell'alimentazione jainista (quella degli osservanti laici): e questi individui avranno tutta la mia sincera ammirazione.

Non esiste poi, a mio avviso, un atto di ribellione più grande della scelta fatta da un asceta jaina di smettere di alimentarsi per non nuocere alla vita di alcun essere vivente a spese della propria. Una concezione lontana dalla cultura occidentale, ma che fa riflettere: tutto il sistema naturale che conosciamo si basa sulla sopraffazione del più debole da parte del più forte, a tutti i livelli, dai microbi alle piante agli animali, e perfino tra le cose inanimate o in grande scala come le galassie, dove quelle più grandi fagocitano le più piccole... ciascuno vive a scapito di qualcun altro. L'asceta jaina si sottrae a questo sistema, rispetta la vita in ogni sua forma e raggiunge uno stato che mi pare di assoluta libertà..certo per noi occidentali consumisti, abituati a correre, a fare (più che non fare), a possedere oggetti e a goderci la vita per mezzo di piaceri tangibili o carnali, questo tipo di libertà ci pare ben poca cosa, ma di fatto non dipendendo più dal cibo la cui ricerca è alla base della sopraffazione e della violenza, questi asceti sono liberi da tutto e sono gli unici veramente degni di essere definiti antisistema... Manca solo più che impararino a smettere di respirare....

2 commenti:

  1. Ti ringrazio per questa pagina.. Proprio oggi discutevo con un'amica dell'argomento e, non sapendo più che dire, sono andata alla ricerca di nuove argomentazioni. Qui le ho trovate!

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    1. Sono io che ti ringrazio per aver letto questa pagina ed aver dato il tuo commento positivo! Felice di esserti stata utile nel trovare nuove argomentazioni! ;-)

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