Vegetarianismo ed evoluzione dei costumi

Per un vegetariano l'ingresso in un qualunque supermercato, con banchi frigo riempiti di brandelli di bovini, polli spennati senza testa, teste di conigli con occhi sbarrati dietro il cellophane e crostacei ancora vivi intontiti dal freddo del ghiaccio nel reparto pescheria, è un'esperienza che potrebbe essere ben rappresentata dall'atmosfera di questo film.
Mentre il senso di disagio che ci accompagna nel vedere i carrelli riempiti di bistecche e salumi può essere evocato da questa canzone.
Per noi lo sfruttamento di animali e la loro uccisione è una cosa molto seria, quindi a volte finisce che ci scaldiamo un po' troppo su questo argomento, specie se veniamo messi sotto esame o presi in giro, anche bonariamente, risultando così anche decisamente antipatici. O saccenti e noiosi come Lisa Simpson in questo episodio! :-p

Il punto è che, quanto meno allo stato attuale delle cose, allevare animali per mangiarli non è un comportamento sanzionato dalla legge e le persone non si sentono di fare un crimine mangiando carne, quindi un vegetariano che si infervora lanciando accuse di abominio verrà considerato come minimo un rompiscatole.
In ogni epoca storica ci sono state persone più coinvolte in certe tematiche rispetto ad altre o più sensibili alle condizioni svantaggiate di alcune categorie, considerando ingiusto non solo ciò che la legge o il sentire comune definivano come tale, ma anche comportamenti che per la maggioranza delle persone costituivano la normalità.

Così, ad esempio, uccidere uno schiavo nell'antichità non era un crimine, in quanto il padrone aveva diritto di vita e di morte sui propri servi e, anche se ne avesse ucciso uno, non sarebbe stato punito dalla legge per assassinio. Ma non solo nelle civiltà più antiche: credo che anche in epoche più recenti, fino al Sette-Ottocento, nessun giudice si sarebbe scomodato a condannare l'omicidio di uno schiavo nero da parte del suo padrone, né erano condannati altri terribili trattamenti che venivano riservati agli schiavi in caso di tentata fuga. Tuttavia anche allora alcune persone capivano che era sbagliato, che i neri erano uguali ai bianchi e che provavano gli stessi sentimenti, ma stava alla coscienza del singolo decidere di avere rispetto di uno schiavo o di considerare al proprio pari un uomo di colore, o al contrario di sentirsi autorizzato a sopraffarlo, poiché non c'erano leggi a difenderlo, essendo ridotto a mera merce. Oggi per gli animali d'allevamento è uguale: sono solo merce e non si può sostenere che la loro condizione sia giusta, ma nessuna legge lo stabilisce. Così sta alla sensibilità di ciascuno decidere come comportarsi.

E' irrealistico pensare di convincere tutti a diventare vegetariani o addirittura vegani, si può cercare di informare e far riflettere, di sensibilizzare sul tema, ma credo che sia importante anche considerare dei compromessi: è più facile ottenere che 100 persone diminuiscano il consumo di carne che convincerne 10 a diventare vegani, perché diventare vegan, ma anche solo vegetariano, richiede una convinzione forte ed è il risultato di un percorso individuale più o meno lungo, di messa in discussione delle proprie abitudini e modi di pensare, mentre diminuire il consumo di carne non stravolge nulla nella quotidianità delle persone.
Inoltre credo che sia importante insistere su quelle tematiche su cui è più facile trovare tutti d'accordo, onnivori e vegetariani, come le condizioni di vita degli animali negli allevamenti o le leggi che ne regolano la macellazione, per far sì che il momento della loro morte sia reso per quanto possibile meno traumatico e doloroso. Con passi più piccoli forse si fa più strada e si ottengono più risultati ai fini della tutela degli animali che non mantenendo un atteggiamento di chiusura  (su obiettivi concreti e raggiungibili si è da sempre battuta la LAV, ad esempio).
Tuttavia puntare sul compromesso non significa rinnegare la bontà del principio originario: per me uccidere non è mai giusto (può essere utile, razionale, naturale, giustificabile da condizioni di forza maggiore etc.. ma non è mai un atto eticamente buono), ma ritengo che il compromesso possa essere un modo più efficace sul lungo periodo, perché idee condivise dalla maggioranza e quindi più sentite dalla società nel suo insieme, avranno più probabilità di essere tradotte in leggi.
Ad ogni modo il vegetarismo si sta diffondendo, stanno emergendo nuovi bisogni e nuove richieste verranno poste al legislatore con sempre maggiore urgenza: come, ad esempio, chiedere che vengano assicurate alternative vegetariane nelle mense o nei supermercati. E chissà, il vegetarismo potrebbe anche diventare la normalità in un futuro non troppo lontano.

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